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Cosa succederà se Putin ignora l’ultimatum di Trump?

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il presidente Putin seduto in riunione nel 2021

Foto: Kremlin.ru via Wikimedia Commons Licenza: CC BY 4.0

Trump fissa una scadenza strettissima per la Russia con sanzioni economiche severe in arrivo. Vediamo assieme che cosa potrebbe accadere.

Non è una scena da film, anche se a tratti ci assomiglia. Negli ultimi giorni, le redazioni di mezzo mondo – e pure i corridoi dei ministeri – si sono fatte ancora più frenetiche. Donald Trump, con una delle sue mosse a effetto, ha alzato la posta: niente più attese infinite, ma una finestra strettissima.

Dieci, massimo dodici giorni. E la minaccia? Solo economica, per ora. Quindi sanzioni, sanzioni e ancora sanzioni. Niente truppe, niente scenari alla Dr. Stranamore. Almeno questo.

Un ultimatum che cambia il tono (e i tempi)

Qualcuno ricorderà quando si diceva “l’Occidente temporeggia”. Ecco, non è più così. Ora gli Stati Uniti vogliono una risposta netta, senza giri di parole. Perché? Perché non si può restare appesi troppo a lungo. E qui, non parlo solo per sentito dire. Da chi lavora nei centri di analisi geopolitica mi sono sentito ripetere sempre la stessa cosa: la pazienza si sta esaurendo, soprattutto tra i paesi europei che vedono salire i prezzi e sentono la pressione dei mercati, giorno dopo giorno.

Il paradosso è che questa volta si esclude la forza. Nessuna minaccia di attacco o operazione speciale. L’idea è quella di chiudere tutte le porte – banche, finanziamenti, accessi ai mercati tecnologici – e lasciare la Russia fuori, in attesa che qualcosa, prima o poi, si spezzi. Si pensa che basti? Alcuni dicono di sì, altri sono meno sicuri. C’è un dibattito vero, molto acceso. Soprattutto nei talk show americani.

Sanzioni, la vera arma di questa crisi

Proviamo a essere pratici. Cosa potrebbe succedere davvero, se Putin ignora tutto questo e va avanti come nulla fosse?
Intanto, la Casa Bianca ha messo nero su bianco: arriveranno nuove sanzioni, più pesanti. Si parla di tariffe al 100% su quasi tutto quello che passa dai confini russi. Parentesi: molti importatori, anche italiani, stanno già valutando fornitori alternativi, ma non è che si trovi il gas con un click su Amazon. È un processo lungo, macchinoso, con mille incognite.

Poi c’è la questione delle cosiddette “sanzioni secondarie”, che rischiano di travolgere pure chi fa affari con Mosca. E qui, occhio: non si parla solo di Cina, India o Turchia, ma anche di piccole imprese che, magari, hanno aperto mercati russi anni fa e adesso si trovano davanti un muro improvviso.

Un mio collega che segue queste dinamiche da vicino – sì, uno di quelli che vive con la valigia pronta tra Bruxelles e Varsavia – mi ha raccontato che nelle ultime riunioni si parla apertamente di uno scenario di isolamento totale. Non solo: l’ipotesi, mai detta ufficialmente, è che chi non si allinea rischia pure di perdere l’accesso ai mercati americani o europei. Pesante.

E Mosca? La propaganda non si ferma mai

Da Mosca le reazioni non si sono fatte attendere. Peskov, il portavoce di Putin, con la sua solita calma glaciale, ha detto che “l’ultimatum è stato preso in considerazione”. Fine. Nessun accenno a cambi di rotta. La linea resta la stessa: la Russia resiste, fa quadrato, punta sulla narrativa dell’assedio. Un copione già visto, ma che – va detto – con una buona parte della popolazione funziona ancora. Anche perché, nelle crisi passate, la propaganda è riuscita a mascherare quasi tutto, almeno nei primi mesi.

Ma la gente comune? Negli ultimi tempi si sente che qualcosa scricchiola. Amici che vivono a San Pietroburgo parlano di prezzi alle stelle, negozi che chiudono, e una tensione che si taglia col coltello. Forse non è la crisi del ‘98, ma il malumore si sente. Soprattutto tra chi lavora nell’IT o nell’export: lì, le restrizioni si toccano con mano.

Europa, mercati, energia: gli effetti a catena

Non serve essere premi Nobel per capire che ogni nuova sanzione porta con sé una catena di conseguenze. L’Europa, che negli ultimi due anni ha fatto i salti mortali per svincolarsi dal gas russo, oggi si trova a gestire costi energetici ancora incerti. Certo, Norvegia, Algeria e altri fornitori stanno aiutando, ma non è tutto oro quello che luccica.

Le bollette non sono più quelle folli di due inverni fa, è vero, ma basta una crisi (o solo la minaccia di una) perché i prezzi ripartano in alto. Chi lavora nelle aziende energivore – acciaierie, cartiere, persino panifici industriali – lo sa bene.

Poi c’è il tema delle materie prime agricole. Ucraina e Russia restano nodi fondamentali per il grano e i fertilizzanti. Sì, gli scambi sono già calati, ma se la situazione dovesse precipitare, il rischio è che i paesi più fragili si trovino senza risorse. Questo non è un dettaglio: vuol dire, in pratica, più tensioni e meno cibo nei mercati internazionali.

E la Cina? Il grande osservatore silenzioso

Molti guardano a Pechino per capire che direzione prenderà tutto questo. La Cina, finora, è rimasta molto attenta a non schierarsi troppo, perché sa benissimo che rischia grosso sulle esportazioni verso Europa e Stati Uniti. È una partita a scacchi, fatta di mosse studiate e passi laterali. Dietro le quinte, però, non è un mistero che alcuni settori industriali cinesi stiano già lavorando a piani per sostituire fornitori o modificare le rotte delle merci, nel caso in cui la Russia venisse davvero isolata come si paventa.

Anche l’India, i Paesi ASEAN, persino l’Africa guardano e aspettano. Le pressioni diplomatiche aumentano, ma nessuno sembra voler perdere il treno del commercio globale.

Cosa si aspettano davvero gli osservatori

Tra gli esperti con cui ho parlato, c’è chi è convinto che la Russia abbia ancora margine per resistere, magari puntando tutto sulle riserve e sull’alleanza con le economie emergenti. Altri, più pessimisti, pensano che una nuova ondata di sanzioni – soprattutto se toccheranno partner terzi – finirà per soffocare la crescita e aumentare il rischio di instabilità anche politica.

Un dato certo, almeno per ora, c’è: nessuna minaccia militare diretta. Tutto il peso di questa crisi ricade sulle banche, sui mercati e – neanche a dirlo – sulle persone comuni. Che, come sempre, sono quelle che rischiano di pagare il prezzo più alto.

Difficile prevedere come finirà. Anzi, forse impossibile. Di sicuro, nessuno potrà dire di non essere stato avvisato: l’ultimatum c’è, la finestra si chiude in fretta e il mondo, stavolta, guarda davvero col fiato sospeso.


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Questo articolo è stato redatto basandosi su informazioni provenienti da fonti ufficiali e affidabili, garantendone l’accuratezza e l’attualità. Fonti consultate: La Voce di New YorkSky TG24MarketScreener (Reuters).

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