Perché...?
Perché Stephen King è il più censurato nelle scuole Usa?

Nell’anno scolastico 2024-2025 Stephen King risulta l’autore più rimosso o limitato nelle biblioteche scolastiche statunitensi. I numeri aggiornati del nuovo rapporto “Banned in the USA” fotografano 206 interventi di censura che hanno colpito 87 sue opere, con segnalazioni concentrate soprattutto su Carrie e The Stand. Il quadro non è episodico: le rimozioni si concentrano in distretti e stati dove norme recenti, procedure accelerate e pressioni organizzate hanno reso rapida e spesso preventiva la decisione di togliere un titolo dagli scaffali. Otto ban su dieci provengono da Florida, Texas e Tennessee, gli stati che negli ultimi due anni hanno spinto di più su criteri restrittivi per i materiali scolastici.
Il contesto numerico racconta un fenomeno strutturale. Tra luglio 2024 e giugno 2025 PEN America ha contato 6.870 episodi di rimozione in 23 stati e 87 distretti, in calo rispetto al picco dell’anno precedente ma ben al di sopra dei livelli pre-crisi. Nel dettaglio, Florida 2.304, Texas 1.781 e Tennessee 1.622 guidano la classifica; all’estremo opposto, stati come Illinois, Maryland e New Jersey mostrano pochi o nessun caso grazie a leggi “anti-ban”. Nel medesimo anno scolastico il libro più censurato in assoluto non è di King ma A Clockwork Orange di Anthony Burgess con 23 rimozioni, mentre l’autore del Maine domina per ampiezza del catalogo colpito e numero totale di episodi.
I numeri aggiornati e i titoli nel mirino
La tassonomia usata nelle rilevazioni è chiara: si parla di “ban” quando un libro viene rimosso, spostato in una sezione a accesso condizionato o comunque reso non disponibile agli studenti in una scuola pubblica K-12. In questa cornice King guida la lista degli autori più colpiti, seguito da Ellen Hopkins, Sarah J. Maas, Jodi Picoult e dal mangaka Yūsei Matsui. Il capitolo “titoli” mostra tendenze specifiche: oltre a Burgess, tra i volumi più spesso ritirati compaiono Sold di Patricia McCormick, Forever di Judy Blume e Breathless di Jennifer Niven, tutti frequentemente associati a contestazioni per sessualità, violenza o identità. Per King, l’ampiezza del catalogo e l’onnipresenza in medie e superiori spiegano perché il totale di episodi superi quello di qualsiasi altro autore.
L’evidenza non manca di esempi concreti. In Florida, analisi locali e documentazione dello Stato hanno censito centinaia di rimozioni nel 2023-2024 e ulteriori interventi nel 2024-2025; svariate decine riguardano Stephen King. Elenchi distrettuali e ricostruzioni giornalistiche riportano la rimozione di classici del suo catalogo come “Carrie”, “It”, “The Stand”, “The Long Walk”, “The Gunslinger”, “Misery”, “Different Seasons”, con alcune contee che hanno sospeso interi blocchi di titoli in attesa di revisione. Un’indagine del 2024 indicava, ad esempio, circa 57 libri di King banditi in quattro distretti (e fino a 98 includendo quelli “in revisione”) nello Stato.
In Texas, i dati più recenti indicano 1.781 rimozioni nel 2024-2025, quasi la metà delle quali concentrate in tre grandi distretti dell’area di Houston: Katy ISD, Lamar CISD, Fort Bend ISD. La dinamica è rivelatrice: in molte scuole non si arriva nemmeno alla contestazione formale, perché amministratori e bibliotecari tolgono preventivamente i libri per aderire in modo prudenziale a standard e linee guida derivate dall’HB 900, la legge statale su cui i tribunali federali hanno bloccato le sezioni più controverse (quelle sui rating dei contenuti). Anche in questo scenario, King rientra tra gli autori più frequentemente “congelati” mentre si attende una decisione finale.
Dove nascono i divieti: il peso delle nuove leggi
Il primato di Florida, Texas e Tennessee non è casuale. Le tre giurisdizioni hanno adottato leggi e regolamenti che agevolano o accelerano le contestazioni ai materiali scolastici. In Florida, con l’HB 1069, sono state ridefinite categorie sensibili e procedure per obiezioni e rimozioni; il Dipartimento dell’Istruzione ha pubblicato nel 2024 un elenco di oltre 700 libri rimossi o dismessi nell’anno 2023-2024, configurando una pulizia di catalogo che ha toccato classici e contemporanei. King compare in più elenchi locali, e la macchina di revisione – una volta attivata – tende a colpire interi gruppi di titoli.
In Texas, l’HB 900 (READER Act) puntava a imporre ai venditori di classificare i materiali in base alla “esplicità sessuale” destinati alle scuole; i tribunali federali hanno bloccato gli obblighi più invasivi, ritenendoli lesivi della libertà di espressione dei librai. Malgrado ciò, l’iter legislativo e il dibattito politico hanno spinto molti distretti a introdurre policy interne più dure. È in questo scarto tra legge effettiva e percezione di rischio che maturano rimozioni preventive, con effetti cumulativi sugli autori più presenti a scaffale, King in testa.
Il Tennessee ha varato nel 2022 l’Age-Appropriate Materials Act, poi rafforzato nel 2024, che impone la pubblicazione dei cataloghi, procedure di revisione e, in caso di inerzia locale, il passaggio a una commissione statale. Nella pratica, la maggiore esposizione dei cataloghi a reclami seriali ha generato ondate di ritiro. Anche qui i contenuti che più spesso accendono il semaforo rosso sono sessualità, violenza e linguaggio crudo: elementi presenti in molte narrazioni di King, specie quelle ambientate nell’adolescenza e nella provincia americana.
Sul fronte opposto, Illinois ha legato i finanziamenti statali all’adozione di politiche anti-censura (dal 1° gennaio 2024), mentre New Jersey e Maryland hanno approvato norme che limitano la possibilità di rimuovere libri in modo generalizzato. Queste cornici giuridiche spiegano perché la mappa dei divieti sia così concentrata: dove lo Stato protegge l’accesso, i casi calano; dove lo Stato incentiva la rimozione, i casi esplodono.
Cosa viene contestato davvero: scene, contesti e “effetto pagina 57”
Guardando alle motivazioni ricorrenti nei fascicoli, emergono pattern ripetuti. Molti ricorsi si basano su estratti: un paragrafo con linguaggio sessuale esplicito, una scena di violenza particolarmente cruda, una rappresentazione identitaria ritenuta “inappropriata”. Nel caso di King, opere come “Carrie” (bullismo, sangue, body-shaming), “It” (traumi adolescenziali, violenza), “The Stand” (collasso sociale, fanatismi, brutalità) e romanzi dell’universo della Torre Nera comprendono passaggi duri che, letti fuori contesto, offrono appigli immediati per un’etichetta di “non adatto”. È l’effetto che molti bibliotecari chiamano, con amarezza, “pagina 57”: si valuta l’estratto più forte, non l’arco narrativo che lo giustifica. Le liste distrettuali della Florida mostrano proprio pacchetti interi di King rimossi o sospesi in blocco, dalla narrativa realistica all’horror soprannaturale.
Il rapporto annuale evidenzia inoltre che il titolo singolo più colpito non è di King ma “A Clockwork Orange” di Burgess (23 rimozioni), seguito da YA come “Breathless” (Jennifer Niven) e “Sold” (Patricia McCormick). L’autrice Judy Blume torna ciclicamente nelle liste, così come Sarah J. Maas e Jodi Picoult. King, in questo quadro, primeggia non perché abbia un’opera più “scandalosa” delle altre, ma perché il suo catalogo è vastissimo e capillarmente diffuso nei licei. Di fatto, più copie a scaffale significa più probabilità di ricevere una segnalazione.
La spinta della “censura preventiva” e il ruolo del governo federale
La definizione più calzante per la stagione 2024-2025 è “censura preventiva”. Molti distretti rimuovono prima di ricevere un reclamo formale, per prevenire contenziosi o pressioni politiche. Il rapporto nota che il timore pesa più della contestazione specifica: un singolo post virale o una riunione di board scolastico può innescare pulizie generalizzate di categorie intere. In parallelo, negli ultimi mesi il governo federale ha assunto un ruolo controverso. A gennaio 2025, il Dipartimento dell’Istruzione ha archiviato undici denunce su presunti “book bans” e ha cessato l’iniziativa avviata dalla precedente amministrazione per sondare se la rimozione di libri potesse configurare discriminazione. La nuova linea ha definito le denunce una “montatura”, togliendo di fatto una sponda istituzionale a chi chiedeva più vigilanza anti-censura.
Ancora più tangibile è l’effetto nel sistema scolastico del Dipartimento della Difesa (DoDEA), che gestisce gli istituti per i figli dei militari: nel 2025 sono stati ritirati o sospesi dall’accesso centinaia di titoli (le stime parlano di 596 libri), con particolare attenzione alle opere su DEI, genere, razza e perfino manuali o sussidi per AP Psychology. La questione è finita in tribunale con una class action ACLU; in Congresso sono state presentate proposte di legge per ripristinare i libri rimossi e limitare gli interventi politici sulle scelte di catalogo. Anche qui, King è coinvolto per diffusione: i suoi romanzi, in quanto onnipresenti, entrano più spesso nelle liste di revisione.
Impatti didattici e amministrativi: cosa succede nelle scuole
Sul piano operativo, la censura ha costi e tempi che raramente emergono nel dibattito. Ogni ritiro comporta ore di commissioni, modulistica, pareri legali, rietichettature e ricatalogazioni. Nei grandi distretti, i numeri lievitano. In Texas, la fotografia 2024-2025 racconta 1.781 rimozioni nello Stato, con il peso specifico dell’area di Houston: Katy ISD (oltre 500 libri), Lamar CISD (quasi 300) e Fort Bend ISD. Non sempre ci sono contestazioni formali; spesso si tratta di pulizie di conformità che anticipano o accompagnano l’introduzione di policy più restrittive. In termini didattici, l’impatto immediato è che studenti e insegnanti perdono l’accesso a testi inclusi in unità tematiche o percorsi di lettura consolidati.
Un altro effetto è la disomogeneità territoriale. Nello stesso anno, un romanzo di King può essere liberamente consultabile in una high school del New Jersey e irraggiungibile in una scuola della Florida. L’assenza di standard nazionali lascia spazio a interpretazioni locali e pressioni comunitarie. Dove dominano le regole “anti-ban”, l’accesso è protetto; dove le leggi incentivano l’audit permanente dei cataloghi, emergono liste “do not buy” e blacklist di autori e collane, con rimozioni per blocchi invece che per singolo titolo. È un terreno in cui autori mainstream e YA popolari finiscono nella stessa tagliola, e Stephen King – per presenza e temi – è la cartina tornasole più visibile.
Cosa colpisce la lente dei revisori
Le ragioni di rimozione più ricorrenti includono contenuti sessuali o “sessuali impliciti”, violenza, linguaggio esplicito, identità LGBTQ+ e rappresentazioni della razza. Nelle pratiche di revisione, però, pesa la decontestualizzazione: il brano incriminato viene letto senza il lavoro di mediazione tipico della didattica.
È la differenza tra un passaggio disturbante considerato fine a sé stesso e lo stesso passaggio letto come snodo per trattare bullismo, traumi, abuso di potere. Nel caso di King, che racconta adolescenti e provincia americana con un realismo crudo dentro trame horror o thriller, l’effetto di estrazione dal contesto moltiplica i rischi di censura.
Le contromisure: politiche “anti-ban”, trasparenza e rientri a scaffale
Il quadro non è monocolore. Illinois fa scuola con la legge che condiziona i fondi all’adozione di policy anti-censura; New Jersey e Maryland hanno introdotto strumenti analoghi. Nella pratica, alcune scuole che in un primo momento avevano ritirato titoli di King li hanno ricollocati con limitazioni d’età o permessi parentali, altre hanno riammesso i volumi dopo un’analisi più accurata. La chiave, sottolineano gli esperti, è una policy di selezione trasparente, procedure di appello chiare e coinvolgimento delle famiglie che vada oltre la logica del “sì/no”. In assenza di questi pilastri, la spinta alla rimozione prevale perché più semplice e meno rischiosa sul piano amministrativo.
La discussione, intanto, si sposta anche sul piano federale e militare. La reazione alle rimozioni nel circuito DoDEA – tra azioni legali e proposte di legge per ripristinare in blocco i cataloghi – mostra come la questione non riguardi solo le scelte dei singoli distretti. È un fronte nazionale dove si misurano visioni opposte di scuola e spazio pubblico: accesso mediato e didatticamente guidato ai testi complessi, contro un modello di esclusione preventiva. Dentro questa tenaglia, gli autori più presenti – e più noti – finiscono per essere simboli. King, che da decenni abita scaffali e programmi, è il simbolo perfetto.
Dati alla mano, perché il bersaglio resta Stephen King
La risposta, oggi, è fattuale. Stephen King è il più censurato nelle scuole Usa perché le sue opere – molte, diffuse, spesso dure – incrociano alla perfezione i nuovi criteri che governano le rimozioni: attenzione ipertrofica a sesso e violenza, filtri d’età più restrittivi, procedure snelle per contestare, timore legale che incentiva a togliere prima e discutere poi. I numeri ufficiali certificano la posizione in vetta dell’autore del Maine (206 episodi, 87 titoli interessati), il peso specifico di Florida, Texas e Tennessee (circa 80% dei divieti) e la normalizzazione delle rimozioni proattive.
Nel dettaglio dei titoli più spesso citati – Carrie, The Stand, It, e intere saghe – si legge la ragione editoriale del primato: nessun altro autore unisce capillarità negli scaffali e contenuti “contendibili” su questa scala. La fotografia di quest’anno, infine, non isola King dal resto: A Clockwork Orange di Burgess è il libro singolo più bandito (23 rimozioni), mentre Hopkins, Maas, Picoult e altri segnano la continuità di un’attenzione che colpisce tanto l’horror adulto quanto lo young adult. È la prova che l’asse del dibattito non è il “genere” o lo “status” dell’autore, ma campi semantici e scene considerate “inappropriate” in assenza di una cornice didattica solida. Qui, per diffusione, Stephen King resta il bersaglio più facile.
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Questo articolo è stato redatto basandosi su informazioni provenienti da fonti ufficiali e affidabili, garantendone l’accuratezza e l’attualità. Fonti consultate: ANSA, la Repubblica, RaiNews, Wired, Il Foglio, Giornale della Libreria.

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