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Quanto costa rifarsi il seno? Cifre di un intervento non solo estetico

Quanto costa rifarsi il seno? Cifre reali, esperienze, rischi e soluzioni finanziarie: un articolo umano e approfondito per orientarti meglio
Non è sempre facile dire “voglio rifarmi il seno”. C’è chi lo tiene dentro per mesi, chi lo dice a un’amica tra un caffè e una risata nervosa, chi lo confessa al proprio compagno con mille giri di parole. E poi ci sono quelle che vanno dritte, con decisione, perché hanno già deciso. Ma, a pensarci bene, ognuna di loro ha in mente la stessa domanda: quanto costa rifarsi il seno?
Attenzione, però. Non è solo una questione di prezzo. O almeno, non lo è soltanto. È una domanda carica. Dentro ci stanno le paure, le aspettative, i “e se poi non mi riconosco più?”, le domande sul dolore, sui rischi, sulla durata. Ma anche la voglia di vedersi meglio, di sentirsi di nuovo a proprio agio, di ritrovare quella confidenza con lo specchio che si era un po’ persa. O magari mai avuta.
E poi, sì, c’è anche la parte economica. Che non è un dettaglio, diciamolo chiaramente.
Le cifre vere, senza filtri
Mastoplastica additiva: i numeri che girano
Ad oggi, luglio 2025, una mastoplastica additiva in Italia costa tra i 5.500 e gli 8.500 euro. Ma – e qui bisogna dirlo – la fascia può spingersi anche oltre i 10.000 euro in cliniche private di alta fascia o con chirurghi molto richiesti. A volte ho visto preventivi da 4.800 euro, tutto incluso. Ma erano più l’eccezione che la regola.
Una ragazza di Milano, che ha fatto l’intervento lo scorso marzo, mi ha raccontato di aver pagato 6.900 euro, protesi Motiva ergonomiche, una notte in clinica e visite comprese. “Ho messo via soldi per due anni. Non avevo fretta. Ma volevo farlo con il medico giusto, non quello più economico.”
Ed è qui che si apre un altro tema.
Da cosa dipende il costo?
Dipende da molte cose. Dalla tipologia di protesi (quelle in gel coesivo costano di più, ma durano anche di più), dal nome del chirurgo, dalla città in cui ti operi. A Roma e Milano si paga mediamente di più. A Napoli, Bari o Palermo i prezzi possono essere più accessibili, senza che la qualità debba necessariamente risentirne. Anche se, diciamolo, la struttura dove ti operi conta eccome.
E poi c’è il tipo di intervento. A volte non basta mettere due protesi. C’è da sollevare, da correggere un’asimmetria, da lavorare sulla forma prima ancora che sul volume. E allora il costo sale. Perché diventa un intervento combinato, personalizzato. Che richiede più tempo, più precisione, più assistenza post-operatoria.
Ho conosciuto una donna di Firenze che, alla fine, ha fatto una mastopessi con additiva. Totale: 10.200 euro. “Pensavo fosse solo un aumento di volume. Invece il mio seno, dopo l’allattamento, era caduto troppo. Non me l’avevano detto nei forum. Il chirurgo, per fortuna, è stato onesto e mi ha spiegato tutto dal primo incontro.”
Se il problema non è estetico
Quando puoi farlo gratis (o quasi)
Non tutti lo sanno, ma in certi casi rifarsi il seno può essere coperto dal Servizio Sanitario Nazionale. Ma solo se non è un capriccio estetico. Per esempio: se hai avuto un tumore al seno e ti serve una ricostruzione post-mastectomia, allora sì, l’intervento è gratuito. Idem se soffri di gigantomastia, cioè seni talmente grandi da provocare mal di schiena cronico, problemi posturali, eruzioni cutanee. In quei casi, la mastoplastica riduttiva può essere passata dal SSN. Ma serve documentazione medica, visita specialistica e, spesso, tanta pazienza. Le liste d’attesa non sono brevi.
E non è detto che tutte le strutture pubbliche siano attrezzate allo stesso modo. Un’amica in Emilia-Romagna ha aspettato 14 mesi per la riduttiva, ma alla fine non ha pagato nulla. Un’altra in Sicilia, con gli stessi problemi, ha rinunciato dopo un anno di attese senza risposta.
Cosa succede con le malformazioni
Ci sono poi casi più rari. Come la sindrome di Poland, che comporta la mancanza parziale o totale del muscolo pettorale e un’anomalia dello sviluppo mammario. Anche qui, se la condizione è documentata, il SSN copre l’intervento. Ma non basta volerlo. Serve dimostrare che esiste un reale disagio funzionale o psicologico. E questo, nei fatti, è un percorso lungo. Non impossibile, però.
Chi va all’estero (e perché)
Il boom dei viaggi estetici
Negli ultimi anni, sempre più donne italiane hanno scelto di rifarsi il seno fuori dai confini nazionali. Perché? Perché i costi sono più bassi, molto più bassi. In Turchia, per esempio, si può fare una mastoplastica additiva con alloggio, transfer e visite a 2.800–3.500 euro. Anche in Albania e Romania si resta sotto i 4.000.
Una mia conoscente ci è andata davvero. Ha scelto Istanbul, pacchetto “luxury” con notte in hotel 4 stelle e autista incluso. Dice che si è trovata bene. Ma se glielo chiedi oggi, ammette che ha avuto paura. “Il chirurgo era bravo, ma non parlava italiano. E in inglese non ci capivo granché. Ho firmato senza leggere tutto.”
Il lato nascosto: assistenza e rischi
Quando vai all’estero, il prezzo basso ha un rovescio. E cioè: chi ti segue se qualcosa va storto? Hai fatto tutto in una settimana, magari non hai fatto le analisi giuste, non sai se la protesi ha garanzia. E se dopo un mese hai dolore o febbre? Torni là?
Ci sono state pazienti che, tornate in Italia, hanno dovuto farsi rioperare. Per infezioni, per complicanze, per protesi mal posizionate. E lì, il risparmio svanisce. Anzi, il danno raddoppia.
Il consiglio, qui, è molto semplice. Se scegli l’estero, fallo consapevolmente. Informati. Chiedi referenze. Pretendi documenti, certificati, assicurazioni scritte. E, soprattutto, preparati a gestire il post-operatorio senza il tuo chirurgo a portata di mano. Non è poco.
Informazioni utili sui pagamenti
Finanziamenti, rate, formule flessibili
Pagare tutto in un colpo può essere difficile. Ed è per questo che molte cliniche offrono piani di finanziamento. Spesso a tasso zero. Con rate da 85 euro al mese, anche per tre anni. Alcune accettano anche carte di credito con plafond alto o sistemi di pagamento dilazionato. E c’è chi mette da parte per anni, un po’ alla volta. Chi riceve un aiuto dalla famiglia. Chi lavora un’estate in più solo per questo.
Il punto è che rifarsi il seno è un investimento. Su sé stesse. Sulla propria autostima. Non è una spesa leggera, ma neanche impossibile. Serve solo chiarezza, programmazione. E la consapevolezza che la salute viene prima.
E le detrazioni?
Di solito, gli interventi estetici non sono detraibili. Ma se l’operazione ha una finalità funzionale o ricostruttiva (ad esempio post-tumore), può rientrare tra le spese sanitarie detraibili al 19%. Ma serve documentazione medica, dichiarazione del chirurgo, fattura dettagliata. Quindi sì, è possibile. Ma solo in casi specifici.
Insomma, non è solo questione di prezzo
Ecco, arrivati fin qui, forse possiamo dirlo con onestà. Rifarsi il seno non è solo un fatto estetico. È una scelta profonda, che riguarda il corpo ma anche la testa. E che costa, certo. Ma il vero prezzo – quello che conta – è capire se lo stai facendo per te. Non per piacere a qualcuno, non per inseguire un’idea di perfezione che cambia ogni stagione.
Per questo, più dei soldi, servono domande vere. Serve tempo. Serve il medico giusto, quello che ti guarda negli occhi e ti dice anche quello che non vuoi sentirti dire.
E alla fine, sì, magari spenderai 6.000, 8.000 o 10.000 euro. Ma se hai fatto il percorso giusto, se ti sei fidata delle persone giuste, allora quello che guarderai allo specchio non sarà solo un seno nuovo. Sarà un pezzo ritrovato di te. E quello, lasciamelo dire, non ha davvero prezzo.
🔎 Contenuto Verificato ✔️
Questo articolo è stato redatto basandosi su informazioni provenienti da fonti ufficiali e affidabili, garantendone l’accuratezza e l’attualità. Fonti consultate: Guidapsicologi.it, Medicitalia.it, Nostrofiglio.it.

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