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Quanto costa mettere un dente fisso con perno: tutti i dettagli

Il costo per riavere un dente fisso completo di impianto, perno/moncone e corona in Italia nel 2025 si colloca in media tra 1.800 e 3.500 euro a dente, con oscillazioni che possono arrivare a 4.000–6.000 euro nei casi più complessi o in contesti premium. Dentro questa cifra rientrano il posizionamento dell’impianto (la “vite” in titanio), il moncone/abutment che funge da perno di connessione e la corona definitiva (metallo-ceramica, zirconia o disilicato). Quando il quadro clinico è favorevole e non servono procedure aggiuntive, molti pazienti si attestano nella parte bassa della forchetta.
Se il dente naturale è recuperabile e non occorre un impianto, la ricostruzione con perno moncone endocanalare e corona può risultare più economica. In questi casi, la spesa tipica per il solo perno moncone si attesta tra 200 e 450 euro, a cui sommare la corona (500–2.500 euro) e, quando necessario, la terapia canalare. Il conto totale per un dente ricostruito senza impianto si muove spesso tra 1.000 e 1.800 euro, a seconda di materiali, città e complessità.
Da cosa dipende il prezzo
Il listino non è mai uguale per tutti e varia per Chi (l’équipe e la sua esperienza), Cosa (materiali e tecnica), Quando (tempi e numero di sedute), Dove (città e tipologia di struttura) e Perché (diagnosi e obiettivi funzionali/estetici). A Milano centro, per esempio, gli affitti degli studi, i laboratori odontotecnici di riferimento e l’adozione di tecnologie avanzate spingono spesso i preventivi verso l’alto rispetto a province o città medie. Cambia anche il costo della protesi in base alla scelta: metallo-ceramica più accessibile, zirconia con miglior estetica e precisione, disilicato quando serve un equilibrio di traslucenza e resistenza, con prezzi più tesi sul fronte anteriore.
Conta il protocollo chirurgico e protesico. Carico immediato e chirurgia guidata riducono i tempi sociali e il rischio di errori, ma richiedono pianificazione digitale e componentistica dedicata. La CBCT (TAC 3D), oggi standard nella diagnosi implantare, incide moderatamente sui costi, ma evita sorprese che poi costerebbero molto di più. Un capitolo a parte riguarda la biologia del paziente: un sito osseo spesso e denso facilita il lavoro e tiene il prezzo sotto controllo; un’atrofia richiede innesto/rigenerazione ossea o rialzo del seno mascellare, voci che possono alzare la spesa anche in modo significativo.
La filiera dei costi: impianto, perno, corona
Per capire davvero dove vanno i soldi, conviene scomporre. L’impianto (vite in titanio) da solo può valere qualche centinaio fino a oltre mille euro al paziente, in funzione della marca e della chirurgia necessaria. Il moncone — chiamato anche abutment — è il “perno” che spunta dalla gengiva e aggancia la protesi: costa meno dell’impianto, ma fa la differenza nella precisione del lavoro e nella salute dei tessuti molli. La corona chiude il cerchio: più cresce l’esigenza estetica e più si sale di prezzo, perché entrano in gioco progettazione, stratificazione e finitura del laboratorio. È un percorso a incastri, in cui diagnosi, componenti e mano clinica devono parlare la stessa lingua: quando accade, il risultato è un dente fisso che sembra naturale, funziona e dura negli anni.
Quando basta un perno moncone (senza impianto)
Non sempre perno significa impianto. Se il dente è devitalizzato ma conservabile, il dentista può proporre il perno moncone endocanalare: un piccolo “pilastro” inserito nel canale della radice per sostenere la corona. È una strada che preserva l’elemento naturale e, quando la struttura residua lo consente, consente di spendere meno rispetto a un impianto. Il costo del perno moncone in sé è contenuto, mentre la fetta più grande è data dalla protesi e, se serve, dalla terapia endodontica e dall’eventuale ricostruzione del moncone. Restano valide le regole d’oro: diagnosi accurata, isolamento in gomma durante la cura canalare, materiali affidabili e impronte precise. Per un premolare fratturato ma recuperabile, per esempio, il paziente può tornare a masticare con una spesa spesso inferiore a 1.500 euro, scegliendo una corona in zirconia ben eseguita. È un’opzione solida quando la radice è sana e i tessuti sono stabili, e non obbliga a tempi chirurgici.
Le spese accessorie che pesano
La voce che più influenza il prezzo di un dente fisso con perno è la necessità di trattamenti aggiuntivi. Un innesto/rigenerazione ossea localizzata, indispensabile quando l’osso si è riassorbito, può valere diverse centinaia o oltre mille euro in base a tecnica, materiali e ampiezza del difetto; un rialzo del seno nei settori posteriori superiori è chirurgia più strutturata, con cifre superiori. Il provvisorio a carico immediato — quel dente “transitorio” con cui il paziente evita il buco durante l’osteointegrazione — è un comfort apprezzato, ma comporta progettazione e componenti dedicate. Anche l’estrazione atraumatica del dente irrecuperabile, la membrana per la rigenerazione dei tessuti, la dima chirurgica in caso di pianificazione digitale e i controlli post-operatori entrano di diritto nelle cifre finali.
A incidere c’è infine il “dopo”. Un impianto va mantenuto: igiene professionale periodica, controllo del sanguinamento e della placca, monitoraggio dell’occlusione e abitudini da tenere a bada (fumo, bruxismo). Un semplice bite notturno può allungare la vita del manufatto e proteggere la ceramica dalle parafunzioni. Sono piccole spese ricorrenti che, sul lungo periodo, valgono la tranquilla sensazione di aver fatto un investimento sensato.
Come leggere un preventivo e tutelarsi
In un preventivo ben fatto le voci principali sono esplicite: impianto (marca, dimensioni e, se possibile, tracciabilità), moncone (standard, personalizzato o in zirconia), corona (materiale, lavorazione), diagnosi radiologica (CBCT, endorali), eventuali estrazioni e rigenerazioni, provvisorio, anestesia e sedazione, controlli e garanzia. Il documento serve anche a chiarire tempi e fasi: posizionamento, osteointegrazione, prova protesica, consegna della corona, visite di richiamo. Una nota importante riguarda i dispositivi medici: impianti e componentistica devono essere certificati e tracciabili, e lo studio dovrebbe consegnare la scheda impianto con lotto e produttore. È un dettaglio cruciale per la sicurezza clinica e per qualunque intervento futuro, ovunque ci si trovi.
Attenzione ai prezzi “stracciati” che tagliano sul processo: ridurre l’iter diagnostico, risparmiare su componenti non compatibili o lavorare senza laboratorio qualificato può abbassare la cifra oggi, ma aprire il conto domani. Viceversa, preventivi molto alti sono sensati quando spiegano perché: complessità del caso, gestione dei tessuti molli, necessità di innesto gengivale, utilizzo di monconi personalizzati, materiali di ultima generazione, o l’urgenza di combinare funzionalità ed estetica nel settore anteriore. Il paziente è nella posizione giusta quando sente che il prezzo non è un numero, ma un piano di cura ragionato.
Tre casi tipo con numeri in chiaro
Luca, 52 anni, perde un molare inferiore per una frattura verticale. L’osso è spesso, non serve rigenerazione. Dopo CBCT e pianificazione si inserisce un impianto con provvisorio rimovibile e, a osteointegrazione avvenuta, si consegna una corona in zirconia su moncone standard. La spesa totale, tra chirurgia e protesi, si chiude intorno a 2.200–2.700 euro, comprensiva di controlli e fine tuning occlusale. È il caso “textbook” che spiega la fascia media del mercato italiano.
Sara, 36 anni, canino superiore devitalizzato a rischio estetico. La radice è valida e i tessuti stabili: si opta per perno moncone endocanalare e corona in disilicato. Viene eseguito un ritrattamento canalare per garantire sigillo e si prepara un moncone personalizzato per ottimizzare la transizione gengivale. Tra endodonzia, perno moncone, impronte e corona, l’investimento reale scorre tra 1.200 e 1.600 euro, con un risultato che preserva il dente naturale e soddisfa i vincoli estetici anteriori.
Antonio, 67 anni, premolare superiore con perdita ossea post-estrattiva. Per inserire l’impianto si pianifica una rigenerazione ossea locale e, data la qualità dell’osso, si preferisce il carico differito. Il percorso prevede CBCT, estrazione atraumatica, innesto, impianto dopo guarigione, provvisorio fisso e moncone personalizzato in zirconia, quindi corona. Qui il preventivo sale: la cifra finisce tra 3.400 e 4.500 euro, sostenuta dalla chirurgia pre-implantare e dai componenti protesici individualizzati.
Manutenzione, garanzie e finanziamenti
Il dente fisso con perno — con o senza impianto — non è un acquisto “una tantum”. Pulizia professionale a cadenza semestrale o annuale in base al profilo di rischio, controlli clinici e radiografici periodici, attenzione ai sintomi precoci di mucositi e peri-implantiti fanno la differenza sulla durata. Molti studi offrono garanzie sulle componenti protesiche e sulla chirurgia, ma sempre subordinate alla puntualità dei richiami e alla corretta igiene domiciliare: vale la pena leggere le clausole, capire cosa coprono e per quanto. Sul fronte pagamento, tra detrazione fiscale al 19% sulle spese sanitarie e piani rateali trasparenti, si possono programmare gli esborsi senza rinunciare alla qualità. Un aspetto spesso dimenticato: un impianto ben mantenuto e una corona ben progettata costano meno sul lungo periodo di riparazioni ricorrenti o rifacimenti.
Prezzo giusto, diagnosi giusta
Il prezzo di un dente fisso con perno è la fotografia di molte scelte cliniche, protesiche e organizzative. Nel 2025, senza procedure aggiuntive, l’intervallo di riferimento italiano per impianto + moncone + corona resta 1.800–3.500 euro a dente, mentre una ricostruzione con perno moncone endocanalare + corona si posiziona di frequente tra 1.000 e 1.800 euro. A far pendere la bilancia sono soprattutto innesti ossei, rialzi del seno, componenti personalizzati e richieste estetiche spinte. La bussola è una sola: una diagnosi meticolosa, la tracciabilità dei dispositivi e un piano di cura chiaro. Spendere bene significa investire in competenza e materiali affidabili, chiedendo preventivi trasparenti e verificabili. È così che il “prezzo giusto” coincide con la terapia giusta.
🔎 Contenuto Verificato ✔️
Questo articolo è stato redatto basandosi su informazioni provenienti da fonti ufficiali e affidabili, garantendone l’accuratezza e l’attualità. Fonti consultate: Altroconsumo, Humanitas Salute, Istituto Superiore di Sanità, BioDental Roma, Federconsumatori, Sapienza Università di Roma.

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