Perché...?
Perché la ketamina uccise Matthew Perry? Il vero motivo

Foto di Thomas Atilla Lewis , Wikimedia Commons (CC BY 2.0).
Matthew Perry, la ketamina e la fragilità umana: una storia vera tra medicina, errori, dipendenze e la lezione che resta oltre la cronaca.
Succede che una notizia ti colpisca forte. Poi passa il tempo, le luci si abbassano, ma quella domanda rimane. Non solo nei fan di Friends – tantissimi, ovunque – ma anche in chi, magari, non l’ha mai seguito troppo ma in Perry ci vedeva qualcosa di familiare.
Sì, perché dietro la battuta pronta, dietro Chandler, c’era un uomo che si portava dietro le sue fragilità. E la sua storia non è solo una storia di show business, ma qualcosa che tocca tutti noi, in modi che a volte non ci aspettiamo.
La morte di Matthew Perry non è stata solo un evento di cronaca. Ha messo in luce un tema enorme: come la medicina moderna, quella che promette soluzioni veloci o rivoluzionarie, può diventare anche pericolosa. Soprattutto quando ci sono di mezzo persone fragili, storie complicate, passati che non si cancellano con una pillola.
E a proposito, non c’è bisogno di rifare la domanda del titolo. Basta guardare i fatti, parlarne con schiettezza.
Ketamina: tra sala operatoria e promesse di rinascita
Origini e viaggi della molecola
La ketamina nasce decenni fa – anni Sessanta, più o meno – tra le mani di chimici che cercavano un nuovo anestetico. All’inizio la usavano per le operazioni, perché agiva in fretta, non bloccava troppo il respiro, sembrava anche meno pericolosa di altri.
Poi, come succede spesso, le cose sono cambiate. Negli Stati Uniti, e pian piano anche in Europa, si è iniziato a parlare di ketamina per la cura della depressione. E non solo quella “lieve”: parliamo di depressione resistente, quella che non risponde a niente, nemmeno ai farmaci più forti.
Ecco. In quei casi, qualcuno ha visto nella ketamina una specie di ultima spiaggia. Vengono aperte cliniche, si fanno infusioni sotto controllo medico, ci sono protocolli rigorosi – almeno sulla carta. Le persone arrivano lì dopo anni di sofferenza, dopo averle provate tutte. Spesso con la speranza che, stavolta, sia quella buona.
Effetti, limiti e… rischi che a volte si ignorano
Solo che, come capita spesso con le scorciatoie, il conto può arrivare dopo. La ketamina è potente. Molto potente. Funziona? Sì, in alcuni casi sì. Ma può dare confusione mentale, allucinazioni, addirittura crisi respiratorie. Senza un monitoraggio serio – dico sul serio: monitoraggio vero, fatto da gente che ci capisce – può diventare un boomerang.
E la verità? C’è chi la prende in modo ricreativo, chi la compra online, chi si affida a medici troppo “disinvolti”. A volte basta poco. Una dose fuori controllo, una combinazione sbagliata di farmaci, un attimo di sottovalutazione.
Perry e quella lunga strada tra ricadute, luci e ombre
Un uomo vero, che aveva provato a raccontarsi senza filtri
Non serve girarci troppo intorno: Matthew Perry aveva un passato difficile. Dipendenze, ricoveri, ricadute, ripartenze. Era stato lui stesso, spesso, a raccontare quanto fosse complicato restare a galla. Anche quando fuori tutto sembrava andare bene. Lo diceva con ironia, ma anche con stanchezza.
Non sono solo parole sue: chi vive la dipendenza lo sa. Ogni giorno può essere un nuovo inizio o una nuova trappola.
La terapia “di ultima generazione”
Negli ultimi tempi, Perry aveva accettato la ketamina come parte di un percorso terapeutico. Una scelta difficile, di quelle che fai quando hai provato tutto il resto e nulla ti ha davvero aiutato. Non si tratta solo di seguire il medico: spesso si segue anche una speranza, una piccola luce in fondo a un tunnel che sembra non finire mai.
Ma la ketamina non è magia. Serve cautela, serve rispetto per la storia della persona. E, sì, serve anche che chi ti sta accanto sappia davvero cosa sta facendo.
La verità che emerge dalle indagini: quando il medico sbaglia
Un errore umano, non solo un protocollo mancato
Negli ultimi aggiornamenti giudiziari, si è scoperto che il medico di Perry ha ammesso le sue responsabilità. Si è dichiarato colpevole. Non solo per una firma su una prescrizione: ha ammesso di non aver vigilato abbastanza, di aver sottovalutato la storia clinica del suo paziente.
Questo, purtroppo, non succede solo a Hollywood. Può capitare a chiunque. Quando il medico si distrae, quando pensa che “tanto questa cura ormai la fanno tutti”, si aprono delle falle.
E Perry non era il paziente più semplice. Anzi: chi ha un passato di dipendenze, chi ha un corpo già provato, chi porta cicatrici dentro e fuori, ha bisogno di un’attenzione doppia, tripla.
Cosa accade dentro il corpo (e perché il rischio sale)
La ketamina, quando supera una certa soglia – e basta davvero poco, eh – colpisce in fretta il sistema nervoso. Si perde coscienza, si rischia di smettere di respirare, il cuore può impazzire. In un organismo già provato, il margine di sicurezza è minuscolo. Nel caso di Perry, la tossicologia ha parlato chiaro: dosi troppo alte, somministrate in modo poco sicuro, in un contesto – si è saputo dopo – senza personale adeguato a intervenire all’istante.
Risultato? Una perdita di coscienza in acqua. Un annegamento. Una tragedia che, forse, si poteva evitare.
Ketamina e rischio abuso: tra realtà clinica e mercati paralleli
L’ascesa delle cliniche e la deriva delle “scorciatoie”
Negli ultimi anni, la ketamina è diventata una moda. Almeno per chi cerca una via d’uscita rapida, e non sempre trova risposte nella medicina ufficiale.
Negli USA si contano centinaia di cliniche specializzate, pubblicizzate anche sui social. Ma, accanto alle strutture serie, ci sono anche operatori improvvisati, protocolli “personalizzati” (traduzione: fatti a occhio), perfino farmaci ordinati online. Il rischio? Che la linea tra terapia e abuso si assottigli fino a sparire. E non serve essere star del cinema per finirci dentro.
Dipendenze e illusioni: chi è davvero vulnerabile
La storia di Perry fa pensare a tanti altri. Gente normale, spesso giovani o persone sole, che si affidano a queste “cure innovative” senza sapere cosa li aspetta davvero. Il desiderio di risolvere tutto in fretta – il dolore, la stanchezza, il buio – spinge a tentare l’impossibile.
Ma la verità è che la ketamina, presa senza la giusta cornice, può peggiorare le cose. Soprattutto in chi ha alle spalle una storia di abuso o depressione.
Salute mentale: tra medicina, solitudine e realtà
Più che una terapia, serve una rete vera
Si parla tanto di salute mentale, di nuovi farmaci, di “innovazione”. E va benissimo, ci mancherebbe. Ma a volte manca tutto il resto: una rete di persone, una comunità vera, qualcuno che segua davvero i pazienti. Nessun farmaco, nemmeno il più rivoluzionario, può funzionare senza una relazione autentica.
Perry, come molti altri, aveva bisogno di un sistema che lo aiutasse a non sentirsi solo, a non affidare tutta la speranza a una molecola. Chiunque lavori in questo campo lo sa: informazione, ascolto, prevenzione, sono più forti di qualsiasi terapia.
Una responsabilità condivisa
Il gesto del medico che ha ammesso la colpa – e, sia chiaro, non è poco – è una sveglia per tutti.
Responsabilità non vuol dire solo seguire le regole, ma anche capire chi hai davanti, fermarsi un attimo in più, chiedere aiuto se serve.
Il rischio, in questa storia, non riguarda solo i farmaci, ma il modo in cui la medicina incontra (o, a volte, perde di vista) le persone.
Oltre la cronaca, una lezione che riguarda tutti
L’assenza di Matthew Perry pesa. E pesa perché parla a ciascuno di noi, anche se non abbiamo mai preso la ketamina né vissuto certi drammi. È la storia di una fragilità che chiede ascolto, di una medicina che deve sapersi fermare, di una società che non può più permettersi di “lasciare andare” chi sta male davvero.
Forse non avremo mai tutte le risposte. E, a ben vedere, la vita non ne dà quasi mai.
Ma una cosa è chiara: bisogna tornare a fidarsi delle persone, delle reti, delle relazioni, più che delle scorciatoie chimiche. E quando il dolore sembra troppo grande per una sola vita, serve una mano vera, non una promessa vuota. Questo, almeno, è quello che ci insegna – tra le righe, tra una battuta e l’altra – il percorso difficile e luminoso di Matthew Perry.
🔎 Contenuto Verificato ✔️
Questo articolo è stato redatto basandosi su informazioni provenienti da fonti ufficiali e affidabili, garantendone l’accuratezza e l’attualità. Fonti consultate: Corriere della Sera, La Repubblica, Il Messaggero, ANSA.

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