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L’Italia va ai mondiali se… Ecco le possibili combinazioni

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L'Italia va ai mondiali se

Foto di Ted Eytan, licenza CC BY-SA 2.0.

L’Italia andrà al Mondiale direttamente se chiuderà davanti alla Norvegia nel Gruppo I nelle ultime due giornate: significa vincere in Moldavia il 13 novembre e battere la Norvegia a San Siro il 16 novembre, con un aiuto dall’Estonia che deve togliere almeno un punto ai nordici a Oslo. Oggi il quadro è chiaro: dopo il 3-0 a Israele a Udine, gli Azzurri sono secondi a 15 punti, tre dietro la Norvegia (18), con una differenza reti nettamente favorevole agli scandinavi (+26 contro +10). Se la Norvegia batte l’Estonia, l’eventuale arrivo a pari punti nello scontro diretto finale non basterebbe: conta prima la differenza reti, e il gap è molto ampio.

Se l’Italia chiude seconda, la rotta è quella degli spareggi di marzo 2026: sedici squadre per quattro posti, con semifinale e finale secca nello stesso raduno Fifa. In pratica due notti da “dentro o fuori” per staccare il biglietto verso Canada-Messico-Stati Uniti 2026. La notizia immediata, maturata poche ore fa a Udine, è comunque positiva: il successo con Israele ha blindato almeno i playoff. Ora tutto passa per Chișinău e Milano, con la Norvegia che nel mezzo ospiterà l’Estonia.

Dopo Udine il quadro è nitido: cosa serve davvero

La vittoria per 3-0 al Bluenergy Stadium ha rimesso l’Italia in carreggiata sia nei numeri sia nell’inerzia. Doppietta di Mateo Retegui (rigore a fine primo tempo e stoccata nella ripresa), sigillo di Gianluca Mancini nel recupero, Donnarumma attento quando serviva: una serata che ha dato punti, fiducia e segnali tecnici. La classifica dice Norvegia 18, Italia 15, poi Israele 9 con una partita in più e ormai fuori dalla corsa ai primi due posti, Estonia 4, Moldavia 1. Due turni alla fine, e una combinazione di risultati piuttosto lineare: l’Italia deve fare 6 punti e sperare che la Norvegia non vinca contro l’Estonia.

Il motivo è aritmetico prima ancora che emotivo. Con la differenza reti nettamente pro-Norvegia, arrivare a pari punti il 16 novembre non basta se i nordici avranno battuto l’Estonia tre giorni prima. In quel caso, per superarli senza un loro passo falso servirebbe un ribaltone nella differenza reti difficilmente costruibile in appena 180 minuti, considerato che la Norvegia ha già gonfiato lo score con goleade alle squadre di coda. Tradotto: la chiave non è il pallottoliere, ma l’incrocio di Oslo. Se l’Estonia strappa anche solo un pareggio, allora a San Siro si giocherebbe una vera finale per il primo posto.

La via breve: primi nel girone e pass diretto

La via più corta al Mondiale passa da tre tasselli ben definiti. Primo: vincere in trasferta a Chișinău contro una Moldavia che ha raccolto un punto in sei partite e che si difende bassa, con linee strette e tanti uomini sotto palla. Secondo: il 13 novembre a Ullevaal la Norvegia deve frenare contro l’Estonia. Terzo: il 16 novembre l’Italia deve battere la Norvegia al Meazza. Così si va davanti a tutti senza guardare ai gol fatti. Sono tre azioni concatenate ma non impossibili, perché l’Estonia, pur avendo numeri modesti, ha già mostrato di saper sporcare le partite quando la posta è alta, e perché San Siro spesso amplifica i valori difensivi dell’Italia.

Se invece la Norvegia batte l’Estonia, il contesto cambia. Anche ipotizzando un successo azzurro a Milano, l’arrivo a pari non consegnerebbe automaticamente il primo posto, perché prima del testa a testa conta la differenza reti complessiva. Oggi i norvegesi vantano +26, l’Italia +10: sedici gol di scarto. Per intenderci, vorrebbe dire straripare a Chișinău e vincere larghissimo con la Norvegia, limitando al minimo le concessioni dietro. A questi livelli, contro Haaland e Ødegaard, è un’ipotesi statisticamente estrema. Ecco perché il fronte principale resta quello di Oslo.

Il calendario, però, dice anche altro: Moldavia-Italia si gioca allo Stadionul Zimbru, campo compatto, pubblico caldo e un terreno che in autunno può diventare pesante. A livello tattico serviranno pazienza, ritmi alti nella prima mezz’ora e la capacità di spezzare la densità centrale con gli scambi tra terzino ed esterno sul lato forte. È qui che Dimarco e il trequartista di turno possono generare superiorità numerica e mandare Retegui al tiro sul primo palo. Lì, accumulare margine senza scomporsi sarà fondamentale per presentarsi a Milano con la partita in mano e la testa libera.

Seconde strade: come funzionano gli spareggi UEFA

Qualora l’Italia chiudesse seconda, entrerà nel tabellone playoff di marzo 2026. Il formato è limpido e spietato: 16 squadre, 4 percorsi da 4 ciascuno, semifinale secca in casa della testa di serie, finale secca con sede sorteggiata nella stessa finestra internazionale (indicativamente 26 e 31 marzo 2026). Quattro vincitrici, quattro biglietti per il Mondiale. Alle dodici seconde dei gironi si aggiungono quattro selezioni dalla Nations League 2024-25 (le miglior classificate tra le vincitrici dei gruppi che non sono rientrate nelle prime due del proprio girone di qualificazione).

All’interno dei playoff contano due dettagli spesso trascurati. Il primo riguarda le teste di serie: la classifica Fifa di novembre 2025 determinerà i quattro “vasi” per il sorteggio, con le dodici seconde distribuite nei primi tre e le quattro di Nations League nel quarto. Essere testa di serie in semifinale significa giocare in casa la prima gara secca. Il secondo tocca la disciplina: le ammonizioni accumulate nella fase a gironi non si trascinano fino all’eventuale finale playoff, ma eventuali squalifiche maturate al termine del girone valgono per la semifinale. In un mini-torneo in cui una diffida può costare carissimo, la gestione dei cartellini a novembre ha un peso specifico.

C’è poi l’aspetto logistico: due partite in cinque giorni, con la prima in casa della testa di serie e la seconda eventualmente in campo neutro o avversario a seconda del sorteggio. Le Nazionali che arrivano ai playoff con condizione e rotazioni profonde partono avvantaggiate. L’Italia, per qualità media e densità di alternative tra difesa e trequarti, ha credenziali solide. Ma è un torneo di episodi; e di solito lo sblocca chi rompe l’inerzia sui piazzati o con una transizione pulita.

L’Italia di Gattuso: identità riconoscibile, dettagli che pesano

Chi guida l’Italia oggi è Gennaro Gattuso, che ha dato alla Nazionale una forma riconoscibile. Cosa ha cambiato? La squadra è più corta e più verticale, con una prima pressione organizzata sul lato palla e con la tendenza a salire rapidi dopo il recupero, cercando l’imbucata centrale o il cambio gioco sul lato debole. Quando si è visto il salto? Nell’ultimo trittico di ottobre, con Estonia-Italia 1-3 e il 3-0 a Israele a raccontare una Nazionale concreta: soffre il giusto, aggredisce i momenti, fa male sulle palle inattive. Dove si misura la crescita? Nella gestione degli ultimi 25 metri, dove sono calati i cross “buttati” e sono aumentati gli attacchi a rimorchio da seconda linea. Perché funziona? Perché gli interpreti sono coerenti con le richieste: centrali aggressivi nell’anticipo, terzini che sanno giocare dentro il campo, mezzali con gamba e un 9 che vive in area.

La fotografia di Udine è emblematica: Donnarumma tiene la barca nei minuti caldi, la squadra non si allunga, Retegui capitalizza, Mancini punisce da corner. Il controllo emotivo nei primi 60 minuti—tema spesso dolente nelle gare “vischiose”—è stato apprezzabile. Gattuso ha insistito su una catena di sinistra che dà ampiezza con Dimarco e rifinisce dentro con la mezzapunta, liberando corridoi per il taglio corto dell’attaccante. A destra, alternanza più prudente: terzino dentro il campo a protezione delle transizioni, esterno largo pronto a correre negli spazi lasciati dal terzino rivale. Il tutto con un baricentro medio che accetta cinque-dieci metri di campo in meno pur di non rompersi tra i reparti.

Il lavoro sulle palle inattive è un altro cantiere consegnato: treni sul primo palo per liberare il taglio sul secondo, blocchi “legali” per aprire lo spazio al colpitore, battute variate per non dare riferimenti. Non è un dettaglio secondario: nelle qualificazioni, dove i match si risolvono spesso sui frammenti, avere una batteria di soluzioni credibili su corner e punizioni laterali sposta. E San Siro, per tradizione, è uno stadio in cui la pressione sui piazzati aumenta.

Retegui, l’uomo-bonus nella corsa al pass

Mateo Retegui ha pesato con due gol contro Israele e, più in generale, si è confermato il centravanti “da Nazionale” che serviva. La sua forza non è solo la finalizzazione, ma l’alfabeto motorio con cui interpreta il ruolo. Sull’azione del rigore a Udine anticipa il difensore leggendo corpo e traiettoria; nel raddoppio attacca lo spazio esterno e rientra in un tempo, colpendo di interno senza indecisioni. In area è tempista sul primo palo, ma sa anche allungare la marcatura centrale per liberare la zona di rifinitura alla mezzala. È un 9 che fa da sponda per chi arriva e che ama ricevere di prima; il bicchiere mezzo pieno di questa Italia è che la squadra ha imparato a giocare per lui, non solo con lui.

Nei playoff—scenario da non escludere—un profilo del genere vale oro. Partite secche, margini stretti, palle sporche da trasformare in occasioni: è qui che un centravanti “furbo” fa la differenza. In prospettiva Moldavia e Norvegia, le letture di Retegui saranno doppie: a Chișinău dovrà rompere la linea bassa con movimenti a venire, a Milano gli verrà chiesto di profondità attaccando l’intervallo tra terzino e centrale norvegese. Attenzione anche al rigore “di reparto”: con Dimarco e il trequartista a sinistra, l’uscita norvegese potrebbe allargarsi, concedendo quel finestrino sul secondo palo dove Retegui ama mettere il piede.

Fisicamente la gestione sarà cruciale. Due gare in tre giorni a novembre e, se necessario, altre due a marzo. Rotazioni intelligenti e minutaggi calibrati, senza snaturare il piano: con lui in campo la squadra accorcia meglio e sale più pulita. Ma l’alternativa dovrà essere reale, non “di testimonianza”, perché è probabile che a San Siro la Norvegia prepari una gabbia specifica sul 9 azzurro.

Date, sedi e snodi: dove passa la qualificazione

Il calendario mette in fila due snodi con coordinate precise. Giovedì 13 novembre si gioca Moldavia-Italia allo Stadionul Zimbru di Chișinău: scenario da partita-trappola, per il campo, il clima e l’avversario che tende a schiacciarsi sotto la linea della palla. In quel contesto sarà fondamentale il ritmo palla-uomo, l’uso corto del terzino sul lato forte per creare il tre contro due e le seconde palle dopo le conclusioni respinte. Nella stessa fascia oraria la Norvegia ospita l’Estonia a Ullevaal: è la partita che può riaprire definitivamente il discorso primo posto oppure complicarlo.

Domenica 16 novembre l’Italia-Norvegia è in programma al Giuseppe Meazza. Qui la gestione dei 90 minuti assume il valore di un esame universitario. Al netto del risultato di Oslo, gli Azzurri dovranno controllare il ritmo e scegliere i momenti in cui alzare il pressing. La Norvegia è letale quando ha campo alle spalle da attaccare: Haaland non ha bisogno di presentazioni, Ødegaard muove la squadra con tempi e linee di passaggio da club. Può essere una partita da attenzioni preventive: non è un invito a difendersi bassi, ma a non spezzarsi tra linee, perché quei cinque-dieci metri in più possono bastare a concedere il corridoio decisivo. In avanti, l’Italia dovrà essere paziente: se la Norvegia si difende con tanti uomini, meglio lavorare il lato forte con combinazioni corte che buttare via cross.

Un inciso sul regolamento del girone, utile per leggere la classifica. Nell’ordine contano punti, differenza reti, gol segnati. Questa gerarchia spiega perché, se i norvegesi faranno bottino pieno con l’Estonia, all’Italia non basterebbe il colpo di San Siro per passare davanti. In quel caso resterebbero i playoff, uno scenario gestibile ma da affrontare con la massima lucidità. L’obiettivo in queste due settimane è tenersi entrambe le strade aperte, con il massimo di energia e il minimo di rumore.

Come ci si prepara: scelte, minutaggi, rischi calcolati

Nel breve, lo staff tecnico dovrà bilanciare continuità e rotazioni. In Moldavia serviranno gambe e pazienza: lì la chiave può essere una mezzala capace di attaccare l’area alle spalle di Retegui, oltre a un esterno che sappia giocare dentro il campo per rompere la densità centrale. A Milano sarà più un tema di duelli e di transizioni controllate: uno schermo davanti alla difesa pronto a “tagliare” la prima verticalizzazione norvegese può evitare il ribaltamento campo in corsa. In entrambe, palle inattive da capitalizzare: angoli e punizioni laterali possono pesare quanto un’azione manovrata, soprattutto se la partita si mette sul piano fisico.

Sul piano mentale, l’Italia arriva da due gare che hanno riacceso la bussola. L’episodio di Udine—con un contesto esterno complesso e uno stadio a metà—ha mostrato una squadra concentrata, capace di filtrare il contorno. È un capitale psicologico che vale in trasferta e che raddoppia a San Siro, dove l’energia del pubblico spesso si traduce in pressione utile nei minuti centrali del secondo tempo. Ma nulla verrà da sé: gestione dei cartellini, attenzione a non spendere falli banali nella propria trequarti, zero distrazioni sulle seconde palle. È lì che si decidono gli snodi del mese.

Infine, la fotografia clinica. Avere titolari in condizione e panchina reale—non di “nomi”, ma di minuti—fa la differenza in novembre e, soprattutto, in vista dei playoff. La rosa oggi concede a Gattuso la possibilità di cambiare ritmo senza perdere identità: centrali intercambiabili, terzini con profili diversi, mezzali con gamba e attaccanti che sanno ricoprire più ruoli. Servirà intelligenza nei cambi e un piano B credibile se la Norvegia dovesse togliere ossigeno a Retegui.

Strada maestra e piano di riserva: cosa aspettarsi davvero

Il messaggio per i lettori che guardano alla classifica è semplice e concreto. La strada maestra per il pass diretto è vincere a Chișinău e battere la Norvegia a San Siro, confidando che l’Estonia riesca a strappare un punto a Oslo. È la combinazione numericamente più praticabile.

Il piano di riserva ha un nome e cognome: spareggi di marzo 2026. In quel mini-torneo l’Italia avrebbe comunque chance importanti, per struttura di rosa, organizzazione e peso specifico nei match ad alta pressione. Ma intanto la priorità è spingersi, partita dopo partita, fino all’ultimo incrocio con una quota di certezze in più: compat­tezza, palle inattive, strappi controllati, Retegui puntuale nei sedici metri.

Ultimo rettilineo azzurro

Il verdetto passerà da due sere e da un risultato terzo a Oslo. L’Italia è dentro la corsa, forte di un 3-0 che ha aggiunto punti e fiducia e di una traccia tattica oggi riconoscibile. Gattuso ha restituito ordine e verticalità, Retegui ha riportato peso e gol in area, la squadra ha ritrovato misura nelle due fasi. Per andare al Mondiale senza spareggi servirà completare l’opera in Moldavia e vincere il duello con la Norvegia, sperando nel regalo dell’Estonia.

In ogni caso, tra novembre e marzo, l’Italia ha in mano strumenti e identità per non farsi trovare impreparata. E a quel punto il traguardo—diretto o via playoff—dipenderà dalla stessa cosa che ha fatto la differenza a Udine: concentrazione sui dettagli.


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