Seguici

Cosa...?

Cosa mangiano le tartarughe di terra?

Pubblicato

il

una tartaruga di terra cammina su prato con fiore giallo

Vuoi sapere davvero cosa mangiano le tartarughe di terra? Qui trovi consigli facili e fonti affidabili, per nutrirle nel modo giusto.

Se stai leggendo questo articolo, è probabile che tu abbia una tartaruga in giardino. Oppure stai per prenderla. Oppure ce l’ha tuo figlio, tua sorella, il vicino. In ogni caso, ti stai chiedendo cosa mangiano davvero le tartarughe di terra, e forse ti sei già accorto che online si trovano risposte un po’ confuse. Alcune troppo scientifiche, altre troppo semplificate.

Ti dico come la vedo io, dopo anni passati con un paio di Testudo hermanni (quelle più comuni in Italia, per intenderci), consulti con veterinari esperti in rettili e un sacco di errori fatti per inesperienza. Perché sì, una tartaruga può sembrare un animale semplice, ma ha esigenze precise. E soprattutto: non si nutre come un coniglio, anche se in molti, ancora oggi, pensano basti darle insalata e via.

In realtà, la domanda è meno banale di quanto sembri. Anche perché la risposta cambia in base alla specie, all’età e al periodo dell’anno. Ma andiamo per gradi.

Erbivore sì, ma non solo: come si nutrono in natura

Partiamo da fuori casa, cioè da dove arrivano. Le tartarughe di terra, almeno quelle mediterranee, sono erbivore strette. Significa che in natura si nutrono soprattutto di erbe selvatiche, foglie, fiori. Non inseguono insetti. Non sgranocchiano crocchette. E di certo non chiedono la frutta tutti i giorni.

La mia prima tartaruga l’ho trovata da piccolo, nel campo di mio nonno. Viveva tra la cicoria selvatica, il tarassaco, le ortiche giovani. Mangiava piano, con calma, ma con decisione. Nessuno le dava da mangiare, ma lei si arrangiava benissimo. Il punto è che quelle piante che crescono nei campi – e che oggi spesso strappiamo come fossero erbacce – sono esattamente quello che serve alle tartarughe. Altro che banana o lattuga iceberg.

La dieta naturale di una tartaruga libera è povera di zuccheri, ricca di fibre e con un ottimo rapporto calcio-fosforo. Questo equilibrio è fondamentale per lo sviluppo corretto del carapace, ma anche per evitare problemi renali o epatici. In cattività, mantenere questo equilibrio è più complicato. Però si può fare. E si deve fare.

In casa o in giardino: cosa mettiamo nel piatto?

Il “piatto” può essere una ciotola o direttamente l’erba del giardino, se hai la fortuna di avere uno spazio all’aperto. Comunque sia, il 90% della dieta deve essere composto da verdure fresche o erbe spontanee.

Sì, verdure. Ma non tutte. Quelle migliori sono amare, ricche di fibre: radicchio rosso, cicoria, rucola, indivia, scarola. La lattuga romana va bene, ma senza esagerare. Evita l’iceberg, che è solo acqua e non sazia.

Poi ci sono le erbe spontanee, che sono una benedizione se le riconosci. Tarassaco, piantaggine, malva, borragine. Le puoi raccogliere durante una passeggiata, lontano da strade trafficate o zone trattate con pesticidi. Io, personalmente, porto sempre con me una busta quando cammino in campagna. La mia tartaruga – si chiama Gina, per la cronaca – lo capisce dal rumore che faccio appena entro in giardino con la busta piena di verdura. Esce dalla tana in un secondo.

E poi c’è il fieno. In inverno, quando il verde fresco scarseggia, il fieno polifita può essere un valido supporto. Magari non lo divorano come una foglia di dente di leone, ma intanto lo trovano sempre lì. E lo sgranocchiano.

Frutta? Una tantum, e non troppa

Ecco il tasto dolente. Le tartarughe adorano la frutta. La annusano da lontano e partono in quarta. Ma – e lo dico con esperienza – troppa frutta può fare più male che bene.

Il problema è lo zucchero. Il fruttosio, a lungo andare, può causare fermentazioni intestinali, squilibri della flora batterica e persino diarrea cronica. Io la frutta la do solo una volta a settimana, massimo due, e in piccole quantità. Mele, fichi, fragole, un pezzetto di melone. Ma niente frutti tropicali, niente banana, niente mango. E soprattutto niente frutta secca o disidratata, che è una bomba di zuccheri concentrati.

Una volta ho dato dell’uva a Gina per tre giorni di fila. L’ho fatto perché pensavo fosse un premio. Poi ho dovuto chiamare il veterinario. La tartaruga era stitica, gonfia, e aveva smesso di mangiare. Non te lo dimentichi, un errore così.

Il calcio: fondamentale ma sottovalutato

Un’altra cosa che in tanti trascurano è il calcio. Le tartarughe non vanno in farmacia, non prendono integratori. In natura, lo assumono dal suolo, dalle piante, da ossa calcificate che trovano per caso.

In casa, bisogna darglielo noi. Come? Con il carbonato di calcio puro (niente fosforo, occhio all’etichetta) spolverato sulle verdure, una o due volte a settimana. O con un osso di seppia intero lasciato lì a disposizione. Gina lo rosicchia ogni tanto, quando ne sente il bisogno. Non è obbligatorio che lo consumi tutto, ma è importante che ci sia.

Il calcio è vitale per lo sviluppo del guscio, e una carenza può causare malformazioni gravi, anche irreversibili. E credimi: un carapace molle non è una cosa che vuoi vedere.

Cosa non devono assolutamente mangiare

Qui potremmo scrivere un libro. Perché le persone, in buona fede, a volte danno alle tartarughe cose assurde. Pane. Pasta. Salumi. Formaggi. Croccantini per gatti. Cioccolato (!). Ti giuro che ho sentito dire da una signora al parco “le do una fetta di prosciutto ogni tanto, le piace tanto”.

Non è colpa sua. È che molti pensano alla tartaruga come a un animale qualsiasi, che può “assaggiare un po’ di tutto”. Ma non funziona così. Il loro organismo è diverso. Non è fatto per digerire proteine animali, glutine, lattosio, sale.

Anche alcune verdure sono da evitare: patate, cipolle, porri, pomodori acerbi. E gli agrumi, perché troppo acidi. Il bello è che una tartaruga li mangerebbe, se glieli dai. Ma poi sta male. E lo capisci quando si rifiuta di uscire, o si nasconde per giorni.

E in inverno? Letargo e cibo: una fase delicata

Prima del letargo, le tartarughe vanno lasciate libere di regolare la propria alimentazione. Ma serve attenzione. Nelle due settimane che precedono il sonno invernale, bisogna sospendere il cibo, così da permettere lo svuotamento intestinale.

Durante il letargo, ovviamente, non mangiano. Ma è importante che siano entrate in buona salute, ben nutrite ma non sovrappeso, e che abbiano accumulato le riserve giuste.

Io controllo sempre il peso prima e dopo il letargo. Una bilancia da cucina basta. Se perdono più del 10% del peso, qualcosa non va.

Prenditi cura della tua tartaruga

Nutrire bene una tartaruga non è una scienza esatta, ma neanche un gioco. Richiede osservazione, costanza, umiltà. E un po’ di voglia di imparare. Ma ripaga.

Perché quando vedi la tua tartaruga attiva, con gli occhi svegli, il carapace duro, e la vedi scavare nel terreno per cercare qualcosa da sola… allora capisci che stai facendo bene.

Non devi essere un esperto. Basta volerle bene. E sapere che il cibo, per lei, è anche il tuo modo di esserci.


🔎 Contenuto Verificato ✔️

Questo articolo è stato redatto basandosi su informazioni provenienti da fonti ufficiali e affidabili, garantendone l’accuratezza e l’attualità. Fonti consultate: Veterinario Vicino a MeWebpetAnimal SalusClinica Veterinaria Omniavet.

Content Manager con oltre 20 anni di esperienza, impegnato nella creazione di contenuti di qualità e ad alto valore informativo. Il suo lavoro si basa sul rigore, la veridicità e l’uso di fonti sempre affidabili e verificate.

Trending