Seguici

Come...?

Come dormono i cavalli: verità, tempi, segreti reali oggi

Pubblicato

il

Come dormono i cavalli

I cavalli riposano sia in piedi sia sdraiati, alternando brevi sonnellini a momenti di vigilanza durante tutto l’arco delle 24 ore. La quota principale del recupero avviene in sonno leggero (NREM) e può svolgersi senza coricarsi grazie a un meccanismo anatomico che “blocca” gli arti; per la fase di recupero profondo REM, invece, il cavallo deve distendersi. In media un adulto sano totalizza 2–4 ore di sonno effettivo al giorno, con 30–60 minuti di REM suddivisi in episodi molto brevi.

Questa organizzazione del riposo è una risposta pratica a esigenze di sopravvivenza e lavoro: il cavallo è una preda veloce, abituata a restare pronta allo scatto. Per questo adotta un ritmo polifasico, con micro-sonni di 5–15 minuti più frequenti nelle ore notturne ma presenti anche di giorno, e riserva i pochi minuti stesi al momento e al luogo in cui si sente al sicuro. Capire come dormono i cavalli significa leggere posture, tempi e piccoli segnali che parlano di benessere, gestione corretta, gerarchie sociali e salute muscolo-scheletrica.

Struttura del sonno equino: NREM in piedi, REM da stesi

Nel cavallo la distinzione tra NREM e REM è netta e pratica. Il sonno NREM è la componente più abbondante e serve a ripristinare energia fisica e tono muscolare. Qui entra in gioco l’apparato di stazionamento, un sistema passivo di tendini, legamenti e incastri articolari che permette all’animale di riposare in piedi mantenendo l’equilibrio con pochissimo impegno muscolare. L’assetto tipico è in appoggio stabile su tre arti, con un posteriore “in risparmio” leggermente flesso e scarico, il collo basso, le palpebre socchiuse, le orecchie reattive. È un riposo leggero, interrotto da micromovimenti per “riaggiustare” appoggi e carichi.

La REM è un’altra cosa e non si improvvisa. Richiede decubito perché durante questi minuti la muscolatura si rilassa al punto da non sostenere più il peso in sicurezza. Il cavallo si corica di lato (decubito laterale) o in sterno con le gambe raccolte, spesso passando da una posizione all’altra nello stesso episodio. I cicli REM sono brevi e ripetuti: pochi minuti per volta, sommandosi fino a mezz’ora o un’ora nell’arco della giornata. Durante la REM si osservano movimenti oculari rapidi, piccoli tremori del muso e delle labbra, qualche scossa muscolare: sono indizi di un cervello che consolida memoria e schemi motori.

Se il cavallo non ha occasione di coricarsi — per mancanza di spazio, lettiera scomoda, rumori o dolore — la REM cala o scompare. La conseguenza è un sonno povero che si riflette su umore, attenzione e sicurezza: soggetti stanchi possono “crollare” sui carpi durante micro-assopimenti in piedi, con tipiche sbucciature, e mostrarsi irritabili nel lavoro, meno pronti nell’apprendere, più nervosi nelle routine quotidiane. Per questo la possibilità di sdraiarsi in sicurezza non è un optional di gestione, ma un requisito di benessere.

Perché dormono in piedi e quando scelgono di sdraiarsi

Dormire in piedi è una soluzione evolutiva efficiente. In ambienti aperti, dove la vista spazia e i pericoli arrivano dal perimetro, restare in stazione consente di percepire più stimoli, rispondere in un attimo, spartire la vigilanza col branco. L’apparato di stazionamento fa il resto, trasformando gli arti in colonne elastiche che sostengono il peso con minimo sforzo. La scena è nota a chiunque frequenti le scuderie: labbro inferiore rilassato, orecchie che seguono un rumore lontano, un posteriore in scarico, il respiro che rallenta. Il cavallo è addormentato, ma pronto.

Sdraiarsi, invece, è un atto che chiede fiducia nel contesto. Il cavallo lo fa quando percepisce sicurezza, quando il terreno è asciutto e morbido, quando la temperatura non rende sgradevole il contatto col suolo, quando sa che almeno uno o due compagni faranno da sentinelle. In branco i ruoli ruotano: qualcuno veglia, altri si stendono, poi si invertono. In scuderia si può replicare questo equilibrio con paddock e box che consentano contatto visivo e olfattivo, lettiera profonda e spazi che permettano di girarsi senza urtare. In box stretti, con fondo duro o scivoloso, l’animale esita: rinuncia ai pochi minuti REM per timore di non riuscire ad alzarsi o di farsi male.

La durata del coricamento resta contenuta. Molti cavalli si sdraiano più volte al giorno, di notte e nei pomeriggi tranquilli, per intervalli di 5–20 minuti. Non è pigrizia, è strategia: micro-recuperi fisici e neurologici diluiti, con costi minimi in termini di esposizione. La variabilità è ampia: ci sono soggetti che amano distendersi spesso, altri più parsimoniosi. Il criterio è semplice: se l’animale può e vuole sdraiarsi con una certa regolarità, la finestra REM c’è; se non lo fa mai, la gestione o la salute meritano attenzione.

Quanto dormono davvero: età, lavoro, stagione

Il totale di sonno in 24 ore per un cavallo adulto sano oscilla su 2–4 ore, con REM attorno a 30–60 minuti. La cifra è modesta rispetto all’uomo, ma coerente con un erbivoro che alterna brucatura e spostamenti. Il puledro dorme molto di più e soprattutto sdraiato: il cervello in sviluppo ha bisogno di REM abbondante per consolidare mappe sensoriali e schemi motori, mentre il corpo cresce a ritmi rapidi. Le fattrici modulano la vigilanza in funzione del puledro, alternando pause in stazione a brevi decubiti quando il piccolo riposa.

Negli anziani il bisogno di riposo può aumentare, ma la capacità di coricarsi talvolta diminuisce per artrosi o rigidità lombare. Qui la gestione del sonno diventa parte della cura quotidiana: lettiera più spessa, spazi ampi, compagni tranquilli, tempi di lavoro flessibili. Un cavallo che vorrebbe sdraiarsi ma esita per dolore rinuncia alla REM e accusa stanchezza mentale; riconoscere per tempo questa dinamica evita cadute e comportamenti a rischio.

Il lavoro incide: un soggetto sportivo con routine intense tende a frammentare il riposo e concentrarlo nelle finestre più silenziose della scuderia. Un programma intelligente, con giorni di scarico, turn-out quotidiano e alternanza di sedute tecniche e lente, migliora qualità e profondità del sonno. Anche la stagione pesa: in estate i cavalli spostano i decubiti verso le ore più fresche; in inverno cercando sole o ripari dal vento. La luce naturale o artificiale modula i tempi: luci soffuse serali favoriscono la comparsa dei blocchi di riposo.

Le razze introducono sfumature, non dogmi. Pony e soggetti rustici mostrano spesso grande adattabilità, sfruttando ogni spiraglio di calma per sonnecchiare o stendersi. I temperamenti più reattivi sono talvolta sensibili a rumori e vicinato: basta poco per interrompere un episodio di sonno, che verrà recuperato più tardi, quando l’ambiente torna prevedibile. In tutti, la chiave è la possibilità di scegliere come e quando riposare.

Dove e quando riposano: luce, rumori, lettiera, clima

Il cavallo costruisce il proprio sonno su tre pilastri concreti: spazio, comfort del suolo, prevedibilità dell’ambiente. Uno spazio ampio consente di girarsi e coricarsi senza urti; in paddock, la presenza di zone asciutte con sabbia ben drenata o truciolo favorisce il decubito anche dopo la pioggia. La lettiera dev’essere profonda, elastica, asciutta: paglia ben gestita, truciolo, pellet reidratato o miscele tecniche funzionano se non c’è ammoniaca e se l’elasticità protegge carpi e anche. Un fondo duro o scivoloso scoraggia lo sdraiarsi e moltiplica il rischio di escoriazioni o infortuni al rialzarsi.

La prevedibilità fa la differenza. Rumori improvvisi, porte che sbattono, mezzi che passano a orari variabili interrompono i micro-sonni e spostano la REM alle ore più impossibili. Programmare pulizie e movimentazione fuori dalle finestre sensibili, ridurre il volume di radio e conversazioni nelle ore serali, usare luci dim invece che abbaglianti, aiuta a stabilire un ritmo che il cavallo riconosce. Non serve il silenzio assoluto: serve una cadenza leggibile.

La routine alimentare sostiene il quadro. Il cavallo è un erbivoro a pasto continuo: foraggio distribuito in modo da allungare i tempi di consumo favorisce fasi di brucatura alternate a micro-sonni. L’acqua deve essere sempre disponibile, pulita e a una temperatura accettabile: un animale che beve bene digerisce meglio e riposa con più serenità. In giornate calde, l’ombra e la brezza serale diventano finestra per i decubiti; in giornate fredde e limpide, il sole di mezzodì scalda e invoglia a stendersi su superfici asciutte.

Infine la socialità. Vedere, annusare, interagire con i compagni riduce l’ansia e ricrea in parte la dinamica di vigilanza condivisa. Gruppi compatibili riproducono spontaneamente il meccanismo delle sentinelle: mentre alcuni dormono stesi, altri restano in piedi a controllare l’ambiente. Se il gruppo è conflittuale o se un soggetto dominante incombe sul vicino, il cavallo subordinato ridurrà i decubiti per insicurezza. La disposizione dei box, l’assegnazione dei paddock e la scelta delle coppie o dei piccoli gruppi contano quanto il tipo di lettiera.

Segnali e problemi: come riconoscere un riposo sano

Un cavallo che riposa bene alterna sonnecchiamenti in piedi a brevi decubiti. Si osservano episodi di REM con movimenti oculari rapidi e tremori della muscolatura, risvegli pronti, rialzate sicure senza esitazioni. Nel paddock compaiono con regolarità uno o due soggetti stesi e altri in vigilanza, con rotazioni naturali. Il mantello è pulito da graffi recenti su carpi e grasselle, il tono umorale è stabile, nel lavoro il cavallo è attento e apprende con continuità.

Quando il riposo è povero, i segnali emergono in fretta. Il cavallo appare assonnato fuori orario, con la testa che cade e le ginocchia che cedono, si notano piccole abrasioni da micro-cadute, l’irritabilità cresce nelle cure e sotto la sella, la concentrazione cala. Nel box non si sdraia mai o lo fa per pochi secondi, come se il suolo “bruciasse”. Possono comparire stereotipie (dondolio, ticchiolamento) che spesso segnalano gestione non ottimale di spazio, socialità o routine. La soluzione non è sempre clinica: prima di tutto si verifica l’ambiente, poi si valuta la salute con il veterinario.

Il dolore è la variabile più sottovalutata. Mal di schiena, artrosi, ferrature non confortevoli, lesioni recenti possono spingere il cavallo a evitare il decubito per la difficoltà a coricarsi o rialzarsi. In questi casi la REM si riduce perché l’animale non può dormire sdraiato, non perché “non ne ha bisogno”. Intervenire su assetto, ferratura, gestione del dolore, lettiera e spazi previene la spirale stanchezza → irritabilità → rischio.

Per riconoscere la qualità del sonno conviene osservare con metodo. Dieci minuti la sera tardi o all’alba raccontano molto: chi si stende, dove, per quanto, chi resta in piedi. In poche settimane si costruisce una mappa utile per insistere su ciò che funziona e correggere ciò che ostacola la finestra REM. Non è tempo sprecato: le ricadute su sicurezza e performance si vedono nel giro di giorni.

Il riposo che cambia il cavallo, in pochi minuti veri

La risposta pratica da portare in scuderia è semplice e concreta. I cavalli dormono poco ma bene quando possono alternare sonnecchiamenti in piedi a brevi decubiti su un fondo comodo, in un ambiente prevedibile e socialmente sereno. L’adulto medio somma 2–4 ore di sonno in 24 ore, con REM che arriva a 30–60 minuti totali distribuiti in episodi corti. Per ottenere questa quota cruciale occorrono spazio, lettiera profonda, rumori sotto controllo, luci non invasive, foraggio a lenta consumazione, acqua pulita e una routine che riduca le sorprese nelle ore sensibili. Quando queste condizioni ci sono, il cavallo si sdraia con regolarità, si alza senza sforzo e affronta allenamento e vita quotidiana con più lucidità, umore stabile e minori rischi.

Tutto il resto è rifinitura. Ottimizzare il gruppo di paddock per evitare conflitti, curare ferratura e assetto per non trasformare il decubito in dolore, programmare lavoro e giorni di scarico per incoraggiare un sonno più profondo sono scelte che valgono tanto quanto una buona razione. In definitiva, come dormono i cavalli non è un dettaglio curioso ma una leva gestionale che influenza apprendimento, rendimento e salute gastrointestinale. Bastano pochi minuti veri di sonno stesi nella cornice giusta per cambiare il passo di un soggetto, dal puledro all’anziano. E quando la scuderia offre quelle condizioni, la fotografia del paddock con un paio di cavalli distesi e uno in vigilanza dice già tutto: il sistema funziona, il riposo c’è, la giornata può iniziare.


🔎​ Contenuto Verificato ✔️

Questo articolo è stato redatto basandosi su informazioni provenienti da fonti ufficiali e affidabili, garantendone l’accuratezza e l’attualità. Fonti consultate: Cavallo MagazineHorse ProtectionIl Portale del CavalloFocusMyPersonalTrainerEquestrian Insights.

Content Manager con oltre 20 anni di esperienza, impegnato nella creazione di contenuti di qualità e ad alto valore informativo. Il suo lavoro si basa sul rigore, la veridicità e l’uso di fonti sempre affidabili e verificate.

Trending